Patrick Bateman 6/7 anni prima di diventarlo.
"Cos'è giusto? Se vuoi una cosa è giusto prendersela. Se si vuol fare qualcosa è giusto farla."
sabato 28 febbraio 2009
giovedì 26 febbraio 2009
Wikipedia names your band
Ho sempre desiderato mettere su una band ma uno solo era il problema che mi ha sempre allontanato da questo proposito: IL NOME
Ora per risolvere questo problema c'è: Wikipedia names your band.
Utilizzando a caso Wikipedia, QuotationsPage.Com e Flickr è possibile costruire la copertina del tuo gruppo.
Qui trovate le istruzioni.
Si può utilizzare anche Wikipedia Italia, e questo sito di citazioni italiane.
A me è andata di lusso.
Ora per risolvere questo problema c'è: Wikipedia names your band.
Utilizzando a caso Wikipedia, QuotationsPage.Com e Flickr è possibile costruire la copertina del tuo gruppo.
Qui trovate le istruzioni.
Si può utilizzare anche Wikipedia Italia, e questo sito di citazioni italiane.
A me è andata di lusso.
martedì 24 febbraio 2009
lunedì 23 febbraio 2009
venerdì 20 febbraio 2009
giovedì 19 febbraio 2009
Airstream Driver
mercoledì 18 febbraio 2009
Boris
martedì 17 febbraio 2009
CineQuiz 6
lunedì 16 febbraio 2009
domenica 15 febbraio 2009
sabato 14 febbraio 2009
World Press Photo 2009
La foto di uno sceriffo, che, pistola alla mano, ispeziona casa americana dopo il pignoramento ai proprietari per un mutuo non pagato è stata scelta come Foto dell'Anno 2008 del World Press Photo, principale premio mondiale di fotogiornalismo.
Categoria «Spot News»: primo premio al fotografo cinese Chen Qinggang, per l'«Hangzhou Daily». L'immagine ritrae le truppe che trasportano un sopravvissuto al terremoto del Sichuan nella contea di Beichuan, in Cina
Categoria «Sports Action»: al terzo posto il francese Franck Robichon. la sua foto realizzata per European Pressphoto Agency ritrae Alexis Copello impegnato nel salto triplo a Pechino
QUI le altre.
mercoledì 11 febbraio 2009
martedì 10 febbraio 2009
lunedì 9 febbraio 2009
Sudore e Valvolare
Con questo parole quache giorno fà una persona tantava di spiegare la superiorità della musica "suonata" da quella elettronica.
Con valvolare intendeva lo strumento per amplificazione per eccellenza delle chitarre, il classico amplificatore valvolare, riferendosi così al gesto tecnico all'arte stessa di suonare uno strumento. Con sudore si riferiva all'energia che trasmette una chitarra, una batteria, ovvero un gruppo che suda sul palco e fà sudare chi li ascolta.
Un'apologia del sano vecchio rock'nroll.
Con valvolare intendeva lo strumento per amplificazione per eccellenza delle chitarre, il classico amplificatore valvolare, riferendosi così al gesto tecnico all'arte stessa di suonare uno strumento. Con sudore si riferiva all'energia che trasmette una chitarra, una batteria, ovvero un gruppo che suda sul palco e fà sudare chi li ascolta.
Un'apologia del sano vecchio rock'nroll.
Non per dire, ma forse mio caro mister X non hai mai visto dal vivo i Justice con il muro di amplificatori Marschall che li accompagna sul palco....ok sono finti, ma il sudore, quello del pubblico in delirio (anche in maniera eccessiva) quello no, quello è vero.
Per assicurarsi che non stia mentendo consiglio al mister x di dare un'occhiata "A Cross the Universe", video-reportage del tour in America del duo parigino, realizzato e montato dal videomaker Romain Gavras, quello del discusso video di Stress.
Ovvero un insieme di: finti matrimoni a Las Vegas, fiumi di whisky, groupies sfasciate, sbornie, autografi su culi e tette, retate ed arresti.
In poche parole: l’abc della vecchia rockstar....quelle con le chitarre.
Un assaggio di 10 minuti:
Per assicurarsi che non stia mentendo consiglio al mister x di dare un'occhiata "A Cross the Universe", video-reportage del tour in America del duo parigino, realizzato e montato dal videomaker Romain Gavras, quello del discusso video di Stress.
Ovvero un insieme di: finti matrimoni a Las Vegas, fiumi di whisky, groupies sfasciate, sbornie, autografi su culi e tette, retate ed arresti.
In poche parole: l’abc della vecchia rockstar....quelle con le chitarre.
Un assaggio di 10 minuti:
giovedì 5 febbraio 2009
Commerciale a chi?
-Paolo Mereghetti risponde a Giovanni Veronesi su Ciak di Febbraio-
Nell'ultimo numero di Ciak (Gennaio), Giovanni Veronesi mi chiama in causa (con molto garbo) come l'esempio di un critico che "non scriverebbe mai bene" dei suoi film e sopratutto mi accusa di "pigliarlo troppo sul serio".
Aspettando di vedere il suo Italians forse vale la pena di tentare una risposta. Non per polemizzare per carità, ma per cercare di ribadire le ragioni che mi portano a "prendere sul serio" chi fa cinema. Veronesi compreso.
Con una dichiarazione fin eccessiva di modestia, Veronesi si nasconde dietro l’ammissione di fare cinema “commerciale” e verrebbe da pensare che questa confessione lo dovrebbe mettere al riparo da ogni tipo di critica. Come se il cinema, fin dai tempi di Charlot e Stanio e Olio, non sia sempre stato commerciale. Chaplin ad esempio, era attento ai costi e ai ricavi dei suoi film, come lo erano, citando a caso, Hitchcock, Billy Wilder e John Ford. Sapevano benissimo che se i loro film non avessero avuto successo commerciale, avrebbero fatto molta fatica a tornare dietro la macchina da presa. Questo, però non vuol dire che facessero film brutti o sciatti, anzi…. Tant’è che la scoperta che un regista può essere anche un autore è nata proprio dall’analisi dei loro film, dalla scoperta che dietro un giallo o una commedia ci può essere tanta sapienza registica da giustificare applausi e riconoscimenti. Non è questione di scegliere un tema tragico invece che comico, o di nascondersi dietro lo scudo del “cinema commerciale”. (….)
Commerciale o d’autore, il cinema è comunque un modo di raccontare attraverso le immagini e la qualità del risultato si vede dal modo in cui quelle immagini sono usate. Se la macchina da presa dà l’impressione di seguire i personaggi perhè non sa fare altro, aspettando magari a battuta ad effetto, allora a non essere preso sul serio è direttamente il cinema. Billy Wilder non lo faceva mai, rispettava sempre il cinema (e gli spettatori) anche quando sarebbe stato facile non farlo. Come nella scena di a A qualcuno piace caldo in cui Tony Curtis, travestito da miliardario Shell, accompagna in motoscafo Mariln Monroe sul “suo” yatch: si è riso prima sul gioco dei travestimenti, si riderà dopo con la presunta insensibilità del miliardario ai baci: quella scena poteva essere un semplice momento di passaggio, per trasferire i personaggi da terra a bordo. E invece Wilder si inventa l’ennesima gag, con Tony Curtis che non sa guidare il motoscafo e compie l’intero tragitto a marcia indietro! La scena durerà non più di due o tre secondi, la prima volta che si vede il film non se ne accorge nessuno, ma lui l’ha messa. È per questo che A qualcuno piace caldo è un capolavoro, perché non c’è mai un momento di pausa, perché lì il cinema non va mai in vacanza. E soprattutto perché a pigliarsi sul serio era per prima cosa Billy Wilder. Non i critici!
Nell'ultimo numero di Ciak (Gennaio), Giovanni Veronesi mi chiama in causa (con molto garbo) come l'esempio di un critico che "non scriverebbe mai bene" dei suoi film e sopratutto mi accusa di "pigliarlo troppo sul serio".
Aspettando di vedere il suo Italians forse vale la pena di tentare una risposta. Non per polemizzare per carità, ma per cercare di ribadire le ragioni che mi portano a "prendere sul serio" chi fa cinema. Veronesi compreso.
Con una dichiarazione fin eccessiva di modestia, Veronesi si nasconde dietro l’ammissione di fare cinema “commerciale” e verrebbe da pensare che questa confessione lo dovrebbe mettere al riparo da ogni tipo di critica. Come se il cinema, fin dai tempi di Charlot e Stanio e Olio, non sia sempre stato commerciale. Chaplin ad esempio, era attento ai costi e ai ricavi dei suoi film, come lo erano, citando a caso, Hitchcock, Billy Wilder e John Ford. Sapevano benissimo che se i loro film non avessero avuto successo commerciale, avrebbero fatto molta fatica a tornare dietro la macchina da presa. Questo, però non vuol dire che facessero film brutti o sciatti, anzi…. Tant’è che la scoperta che un regista può essere anche un autore è nata proprio dall’analisi dei loro film, dalla scoperta che dietro un giallo o una commedia ci può essere tanta sapienza registica da giustificare applausi e riconoscimenti. Non è questione di scegliere un tema tragico invece che comico, o di nascondersi dietro lo scudo del “cinema commerciale”. (….)
Commerciale o d’autore, il cinema è comunque un modo di raccontare attraverso le immagini e la qualità del risultato si vede dal modo in cui quelle immagini sono usate. Se la macchina da presa dà l’impressione di seguire i personaggi perhè non sa fare altro, aspettando magari a battuta ad effetto, allora a non essere preso sul serio è direttamente il cinema. Billy Wilder non lo faceva mai, rispettava sempre il cinema (e gli spettatori) anche quando sarebbe stato facile non farlo. Come nella scena di a A qualcuno piace caldo in cui Tony Curtis, travestito da miliardario Shell, accompagna in motoscafo Mariln Monroe sul “suo” yatch: si è riso prima sul gioco dei travestimenti, si riderà dopo con la presunta insensibilità del miliardario ai baci: quella scena poteva essere un semplice momento di passaggio, per trasferire i personaggi da terra a bordo. E invece Wilder si inventa l’ennesima gag, con Tony Curtis che non sa guidare il motoscafo e compie l’intero tragitto a marcia indietro! La scena durerà non più di due o tre secondi, la prima volta che si vede il film non se ne accorge nessuno, ma lui l’ha messa. È per questo che A qualcuno piace caldo è un capolavoro, perché non c’è mai un momento di pausa, perché lì il cinema non va mai in vacanza. E soprattutto perché a pigliarsi sul serio era per prima cosa Billy Wilder. Non i critici!
martedì 3 febbraio 2009
lunedì 2 febbraio 2009
Meg & Adem
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